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Il ruolo della donna nella sanità: il settore odontoiatrico

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L’8 Marzo ricorre la Giornata internazionale dei diritti della donna, instituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute nel corso del tempo, e al contempo condannare le discriminazioni e le violenze cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo. È nata in seguito alla rivolta delle operaie tessili di New York del 1908, che scioperarono per chiedere una maggiore equità sociale ed economica. Fu istituito nel 1975 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e rappresenta un importante segno di rispetto verso le donne di tutto il mondo, una giornata in cui celebrare la loro forza e la loro importanza all’interno della società.

Per quanto riguarda il settore sanitario, la percentuale di donne che si laureano in medicina è aumentata nel corso degli anni; tuttavia, sono ancora molte le difficoltà che incontrano nell’emergere come professioniste, in particolare nell’ottenere posizioni di leadership nel nostro Sistema Sanitario Nazionale. Questo è emerso da un’indagine di Openpolis: sono il 31,5% le donne che ricoprono ruoli di vertice nelle aziende sanitarie o ospedaliere, cioè poco meno di un terzo, nonostante nel 2022 per la prima volta il numero di donne medico sotto i 70 anni abbia superato il numero di uomini (50,9%).

Secondo Rossana Berardi, Direttrice Clinica Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche, «Le cause non sono cambiate. C’è da cambiare la cosiddetta sindrome di Ermione, cioè l’incapacità a fare un passo avanti. Dirigo una scuola di specializzazione, ho un gruppo al femminile e sollecito le donne a fare un passo avanti. C’è un timore di fondo che ci limita un po’.». 

La psicologa americana Lisa Damour propone sul New York Times una spiegazione in più: oltre al gender gap, c’è un confidence gap su cui le donne, gli insegnanti e i genitori di bambine possono e devono lavorare. Lo spunto gliel’ha dato un’inchiesta di The Atlantic, da cui emerge che sul lavoro «gli uomini sotto qualificati e impreparati non ci pensano due volte prima di tuffarsi», mentre «pur iper qualificate e stra preparate, molte donne si frenano. Le donne hanno fiducia in sé stesse solo quando sono perfette». È quindi spesso l’insicurezza a limitare le donne dall’assumere ruoli di comando; insicurezza che deriva forse dall’essersi sentite dire per tutta la vita di essere un passo indietro agli uomini.

Per quanto riguarda il settore odontoiatrico è ancora colorato di azzurro, ma il rosa avanza.
Dei 62.898 iscritti all’Albo degli odontoiatri le donne sono 17.158, ma le percentuali cambiano drasticamente se si guardano in dati per fasce di età. Tra i 60-69 anni la presenza delle donne è del 18%, tra i 45-49 sale al 36%, tra i 40-44 al 42%, in quella 35-39 arriva al 45,7%, in quella tra i 30-34 al 42,8% mentre tra i 25-29 le iscritte donna arrivano al 48%. Nelle stanze del “potere”, invece, le donne sono di fatto assenti: nessuna nel Comitato Centrale della FNOMCeO e neppure nella CAO nazionale ci sono donne. Ed a livello degli Ordini provinciali non va meglio. Sui 106 Ordini, i presidenti medici sono solo 11 mentre i presidenti CAO sono 5.

Secondo Eleonora Cardamone, vicepresidente AIO, la minore presenza delle donne nel mondo odontoiatrico è dovuta al fatto che nove volte su dieci le prestazioni dei dentisti vengono erogate in ambito libero professionale. Essere titolari di uno studio comporta ritmi e impegni che non è sempre facile conciliare con la vita privata, in particolare con la cura di una famiglia. Per chi lavora in uno studio associato la strada è meno in salita, visto che ha più possibilità di organizzare la sua presenza, ma bisogna comunque considerare cosa comportano lunghe assenze in termini di fidelizzazione dei pazienti. Infatti, complicata è la conciliazione tra famiglia e lavoro per le donne. Secondo una ricerca ISTAT la quota di donne 18-64enni con figli sotto i 15 anni costrette a cambiare aspetti e modalità di lavoro per riuscire a seguire gli impegni familiari e le attività professionali è del 38,8%. Per i padri il tasso crolla all’11,9%: le donne sacrificano il proprio lavoro il triplo rispetto ai compagni.

Il Ministero del Lavoro ne è al corrente, e mira a introdurre nuove norme di tutela, come l’istituzione di una Commissione sulla conciliazione lavoro-famiglia.

Ci sono, inoltre, alcuni fattori che rendono particolarmente adatte le donne al lavoro odontoiatrico, e Francesca Ibertis, presidente ANDI Asti ne racconta alcuni: “abbiamo un’innata capacità di accudimento e abilità nello stabilire rapporti empatici e questo rende più semplice per i pazienti affidare un ambiente così intimo e personale come la propria bocca alle cure di un odontoiatra donna. Sappiamo cogliere con facilità i messaggi del non verbale, cosa molto utile per comprendere quei pazienti che fanno fatica ad esprimere apertamente aspettative, dubbi e a volte paure. Le donne inoltre hanno il non indifferente vantaggio fisico di una mano più sottile, poco ingombrante e adatta ai movimenti fini e precisi, una grande resistenza a posizioni di lavoro forzate e più flessibilità fisica dei colleghi uomini.” È solo un impedimento esterno, insomma, che impedisce spesso alle donne di realizzarsi professionalmente e assumere ruoli di potere. Quella che viene definita come inferiorità del genere femminile, in realtà, non esiste.

In conclusione, la Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l’8 marzo di ogni anno, per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche. Oggi appare però come un appuntamento comandato. Se sfogliamo articoli e comunicati degli ultimi decenni, appare subito chiaro che è un cliché che si ripete una volta all’anno senza grandi risultati. Lo specchio di un Paese che è il peggiore in Europa dopo Malta per il gender gap sul lavoro: il divario è di quasi 19 punti rispetto agli uomini.

In SelMedico cerchiamo ogni giorno di garantire pari opportunità a uomini e donne, creando un clima di inclusione e tolleranza di genere. Il nostro staff è composto in parti uguali da donne e uomini, e conosciamo bene il valore aggiunto che ognuno di loro può conferire all’ambiente lavorativo. Ricordiamoci che festeggiare l’8 Marzo come semplice stereotipo o conformità sociale è un atteggiamento ipocrita: bisogna fornire alle donne esattamente le stesse possibilità che vengono concesse agli uomini, valorizzandole ogni giorno dell’anno.

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